domenica 9 febbraio 2014

Talkin'bout - The Big Lebowski

REGIA: Joel Coen
ANNO: 1998
DURATA: 117 min.
GENERE: Commedia 
TRAMA (con parole mie): Le sonnecchianti e spensierate giornate di Jeffrey Lebowski, detto il "Drugo", passate alla buona tra il bowling con gli amici, qualche spinello e ingenti bevute di White Russian vengono bruscamente scosse dalla irruzione in casa sua di due sicari, in cerca del Sig.Lebowski.
I due si accorgono di essere incappati in un caso di omonimia e lasciano quindi la casa del Drugo, senza prima però pisciarli sul tappeto. Quest'ultimo non digerisce la cosa, quel tappeto "dava proprio un tono all'ambiente"; decide quindi di farsi risarcire dal magnate omonimo andando a cacciarsi in una serie di capicollanti vicende alla quale prendono parte i più grotteschi e schizzati dei personaggi che abitano questa singolare Los Angeles degli anni 90'.


Must. Capolavoro. E potrei fermarmi qui, come forse farebbe il Drugo; senza stare a dilungarmi in un torrente di vocali che sarebbero un dispendio di preziosa energia. Troppa fatica, non trovate? Perché star qui a digitare quando le sequenze del Nostro sono molto più eloquenti. Perché descrivere a parole quello che potreste benissimo vedere con i vostri occhi, perché...beh scusatemi, "sto incominciando a vaneggiare".

Perché ne è valsa la pena, ecco perché. In tutto il film non c'è un dialogo banale, un personaggio di nicchia, un calo qualitativo, tutto si mantiene sulla stessa elevatissima, spassosissima soglia della epicità. Una carovanata senza fine di scene memorabili, da Oscar, colme di ironia e realismo, spinte fino al goliardico e vergenti spesso al morale. Non puoi non innamorarti del Drugo ("Drughetto Drugantibus oppure Drughino se è di quelli che mette il diminutivo ad ogni costo"), della sua filosofia vita Zen, con qui si lascia scorrere le cose addosso, spostandosi appena il passo necessario per evitare di rimanere schiacciato; restando sempre tranquillo.
Oppure non può non piacere Walter (John Goodman), ex veterano del Vietnam, un pazzoide invasato che ha visto "crepare i suoi compagni con la faccia nel fango" e di conseguenza filtra tutta la realtà in relazione ai tempi della guerra, comportandosi da irascibile soldato nostalgico, regalandoci una dopo l'altra perle cinematografiche.

I Coen sono riusciti magistralmente a dare spessore al cast intero, bisogna dare loro merito anche di questo, oltre che della musiche, dei dialoghi, delle inquadrature tutte magistrali. Ci si sganascia dalle risate quando assistiamo all'entrata in scena  di Jesus Quintana (John Turturro); uno dei più alti momenti artistici del film. Poi ancora il "moralmente inossidabile" magnate Lebowski, il servilismo impacciato del suo fidatissimo Brandt, AKA Seymour Hoffman (R.I.P.) la civetteria mignottesca della moglie Bunny. Entrano in gioco in seguito la figlia del Sig.Lebowski, Maude, una pittrice super radicalchic che sa il fatto suo e la mitica banda dei Nichilisti (di cui uno è interpretato da nientedimeno che un sobrissimo Flea), con il quale avrà il suo bel daffare Drugo.

Ma non solo, si potrebbe scrivere libri interi per ogni situazione o personaggio, talmente ogni attimo è carico, sentito, elaborato studiato per trasmettere ora un messaggio, far ridere, far pensare. Già perchè per me questo è Il Grande Lebowski, una grossa favola, è raccontato come una favola, inizia e finisce come le favole. Resta impresso nella memoria come le favole.
E come tutte le favole ha il suo eroe, Il Drugo.
Che la prende come viene.
Ci insegna  quanto sia necessario, in questo mondo popolato da tanti Nichilisti dalla voce grossa schivare il colpo piuttosto che pararlo. godendoci in tutta tranquillità le cose semplici della vita, facendo quello che più ci sentiamo di fare e di essere. Uno sbandato, il Drugo. Ghiro nella foresta degli Orsi.
Certe volte tu mangi l'orso e altre volte, beh, è l'orso che ti mangia.
Una storia di strike e palle perse nella grande pista da bowling dell'esistenza.



"I may never see you again
'cause I get a peaceful, easy feeling
and I know you won't let me down
'cause I'm already standing on the ground
'cause I'm already standing...
on the ground
oooo, oooo"

The Eagles - Peaceful Easy Feeling

1 commento:

  1. Una pietra miliare nella mia vita di spettatore e nella mia vita e basta.
    Mitico.
    Ottimo punto di partenza per il futuro e l'esperienza di strike e palle perse. :)

    RispondiElimina