domenica 26 gennaio 2014

Slayer - Show No Mercy review

SLAYER                                          TRACKLIST
Show No Mercy                                1. Evil Has No Boundaries
                                                        2. The Antichrist
1983 (Metal Blade)                             3. Die By The Sword
Black                                                4. Fight Till Death
                                            5. Metal Storm/ Face the Slayer
Line Up                                            6. Black Magic
Tom Araya - voce, basso                     7. Tormentor
Jeff Hanneman - chitarra                     8.  Final Command
Kerry King - chitarra                           9. Crionics
Dave Lombardo - batteria                    10. Show No Mercy




In delle più prolifiche annate per il Metal con uscite del calibro di Kill 'Em All, Piece Of Mind, Holy Diver e tanti altri spicca per la vorace velocità, ma non solo, Show No Mercy. I quattro thrashers della soleggiata Bay Area californiana (incubatrice di altri mostri sacri del genere quali Metallica Megadeth Exodus, per citarne alcuni) affondano le loro radici stilistiche in quella che è stata la NWOBHM (New Wave Of British Heavy Metal) della quale però piegano gli stilemi arrivando alla definizione di uno stile oltremodo velenoso e micidiale.

In soldoni, hanno traghettato l' Heavy Metal verso lidi ancora più estremi. Tutto in questo album a partire dalla eloquente copertina sino alla puerile banalità dei testi è volutamente dissacrante blasfemo satanico ed oltranzista; sicuramente debitore diciamocelo, di volute scelte di marketing.
Inutile infatti specificare quanti furono i bigotti e le organizzazzioni religiose a scagliarsi indignate contro gli Slayer accusandoli di satanismo e tutte quelle altre cazzate alla quale le marmaglie benpensanti paiono tenere molto.

La rapidissima coppia King/Hanneman macella nota dopo nota sfoderando riff taglienti, Araya con i suoi belfagorici acuti fa sanguinare sfumando una track dopo l'altra ora di perdizione ora di insopportabile tormento mentre maltratta il suo basso (spesso purtoppo in secondo piano). Alle pelli uno dei, se non il, migliore batterista metal; il  Maestro Dave Lombardo. Nonostante non faccia utilizzo del doppio pedale in questa release (mi pare) martella instancabile trascinando in un prorompente impeto di potenza tutta la band.

Ancora acerbo, grezzo nei contenuti e nella produzione ma chiarissimo negli intenti Show No Mercy
resta uno dei migliori lavori del quartetto, rampa di lancio per capolavori successivi è tecnicamente più maturi quali Hell Awaits, Reign In Blood e South of heaven. Non si può restare indifferenti al cospetto di tanta energia primordiale, Colpisce forte, colpisce duro. Dritto sul muso.

domenica 19 gennaio 2014

Slipknot - Slipknot review


SLIPKNOT                                    TRACKLIST
Slipknot                                         1. 742617000027
                                                     2. (Sic)
1999 (Roadrunners Record)             3. Eyeless
Alternative/Nu Metal                        4. Wait and Bleed
                                                     5. Surfacing
 Line Up                                        6. Spit it Out
Corey Taylor - voce                          7. Tattered and Torn
Mick Thomson - chitarra solista        8. Frail Limb Nursery
James Root - chitarra ritmica            9. Purity
Craig Jones - campionatore              10. Liberate
Paul Gray - basso, cori                    11. Prosthetics                         Joey Jordison - batteria                    12. No Life
                                                        Shawn Crahan - percussioni, cori      13. Diluted
                                                        Chris Fehn - percussioni, cori           14. Only one
                                                        Sid Wilson - dj                                 15. Scissors                                                                                                                                           16. Me Inside    

Fin dove può spingersi la follia umana ?, di quanta violenza siamo capaci ?, quanto può risultare opprimente il sistema entro il quale ci muoviamo, esistiamo, sopravviviamo...
Ma sopratutto, qual'è il prezzo da pagare per poter essere se stessi, cercando la propria ancora di salvezza dal giudizio, dal condizionamento, dalla omologazione di massa?
Sta tutto nell'album d'esordio dei nove macellai di Des Moines, Iowa.

Violenza corrosiva come se piovesse, veicolo d'espressione di una rabbia interiore è sicuramente uno  dei modi per definire questo piccolo portento formato CD. Forse però non rende abbastanza l'idea.
Misogino, brutale, dissacrante e claustrofobico aiutano a definirlo meglio ma preparatevi ancora al peggio perchè fino a quando non vi sarete resi conto della aggressività di brani dello stampo di Spit it Out o Surfacing per citarne due a caso; vien difficile immaginare qualcosa di più spaccatimpani.

Slipknot mischia elementi metal, rap e industrial con un cantato che spazia tra il growl e il melodico (grazie alla versatilità vocale di Corey), potendo vantare una sezione ritmica d'impatto entro la quale spicca senza dubbio il drumming di Joey Jordison, un vero mostro quando si tratta di ricreare veri e propri terremoti uditivi. Sono nove, nessuno superfluo. Il lavoro alla console di Sid contribuisce a dare una seconda dimensione al disco, mentre le due chitarre insieme alla già citata batteria danno vita a intro e riff spaccaossa. Le percussioni Shawn e Chris sono animali da palcoscenico estremamente rumorosi, nulla da dire.

Brani come Wait and Bleed o Purity valgono da soli tutto l'album, è sono espressione della a tratti emblematicità dei testi degli Slipknot, non sempre infatti il messaggio che può esserne ricavato è strettamente connesso con il testo, intendo dire che non siamo davanti a, come amano definirlo alcuni "Un gruppo di pagliacci mascherati" ma a delle vere teste calde che hanno sotto la maschera qualcosa da rigettare in faccia al mondo con tutta l'astiosa delusione possibile.

Una rabbia così sentita che sfiora il contagioso, ci si può facilmente immedesimare nei loro testi sentendo il sangue ribollire nelle vene. Il messaggio? beh, questa è la mia visione: quello che conta è essere se stessi, contro tutto e tutti, poco importa se questo comporta l'emancipazione, il rifiuto, il disprezzo o la solitudine. Il mondo può rivelarsi bastardo, la soluzione è esserlo più di lui.
Dispatia in musica.

"You can't kill me 
'Cause I'm already inside you"
(Sic)





lunedì 13 gennaio 2014

Black Sabbath - Black Sabbath review


BLACK SABBATH                          TRACKLIST
Black Sabbath                               1. Black Sabbath
                                                    2. The wizard
1970 (Vertigo)                                3. Behind The Wall of Sleep
Heavy Metal                                  4. N.I.B
                                                  5. Evil Woman (Crow cover)
                                                    6. Sleeping Village 
Line Up                                      7. Warning                                     Ozzy Osbourne -Voce                 
Toni Iommi -Chitarra
Geezer Butler -Basso
Bill Ward -Batteria


 Secondi di silenzio, assoluto, poi, la pioggia scrosciante, che sinuosa  evoca un sentiero fangoso, sullo sfondo un campanile in rovina, rintocchi, di morte...il fulmine e poi IL TUONO!
 L'intro languido di Iommi, la batteria lenta, cadenzata, crash crash crash, le dita di Geezer pugnalano a sangue il basso. Infine tutto si quieta, assume un ritmo tra il mistico e il tribale, lasciando spazio alla tenebrosa voce del nostro unico è solo signore delle tenebre: 0zzy.

What is this that stands before me?
Figure in black which points at me
Turn around quick, and start to run
Find out I'm the chosen one

Oh nooo!

Gemma d'onice  nella corona della trinità del Metallo (in cui sono incastonati  Led Zeppelin e Deep Purple) i Black Sabbath  si vedono consegnati alla storia con uno degli album più fottutamente pesanti e innovativi del decennio allucinato 60'-70' prima  e di tutta la storia della umanità poi. Contenutisticamente parlando ricorrono elementi di natura esoterica, figure echeggianti la più agghiacciante fantasia medioevale, omaggi allucinati e l'immancabile track di denuncia alla più venale e consumista delle società. Tutto incorniciato dalla costante e palpabile sensazione di angoscia, caduta, perdizione, tormento.

Per quello che riguarda la sezione strumentale nulla è paragonabile alle atmosfere mefistoteliche  e plumbee dei primi Sabbath; il basso di Butler non molla mai, picchia instancabile quando non sostiene con la sua tetra pienezza l'operato di Iommi e Ward. Questo (Ward) oltre ad essere la mente di tutto il carrozzone (ricordiamo fu lui ad influenzare gli altri con la sua passione per l'esoterismo) contribuisce a rinforzare colpo su colpo il loro marmoreo wall of sound . Il tiro dal dischetto tocca però senza dubbio  alcuno a Iommi e Ozzy.

Il primo, beh è IL PADRE del Metal, pochi cazzi, ascrivibile senza iperboli di sorta allo status di divinità metallica, privato delle due falangi rispettivamente del medio e dell'anulare sarà costretto ad abbassare di un semitono l'accordatura dando origine ad un suono oltremodo funereo. Come se non bastasse non esisterà poi riff che Iommi non avesse già inventato.

Altra icona istituzionalizzante è infine Ozzy, istrione, una leggenda tra il più oscuro e la più giocosa se non a tratti infantile vivacità. Un uomo (forse..) dotato  di una voce dalla grande capacità evocativa e comunicativa.

Insomma una pietra miliare destinata a durare fino alla fine dei tempi, figlia di un talento creativo/compositivo di spessore, mai banale o scontato, un disco che è Heavy ma anche Doom, a tratti Stoner, Dark, d'ambiente...che ha spianato la strada a band quali  Iron Maiden Judas Piest e  tantissimi altri. Un febbrile purgatorio per la tua anima persa nelle traffiggenti note di questo capolavoro Oh nooooooooooooooooooo!....