mercoledì 26 febbraio 2014

Nirvana - Nevermind review

NIRVANA                                                    Tracklist
Nevermind                                        1. Smell Like Teen Spirit
                                                                    2. In Bloom
1991 (Geffen records)                          3. Come As You Are
Grunge                                                         4. Breed 
                                                                    5. Lithium
Line Up                                                       6. Polly
Kurt Cobain - voce, chitarra                          7. Territorial Pissing
Krist Novoselic - basso                                 8. Drain You
Dave Grohl - batteria                                     9. Lounge Act
                                                             10. Stay Away                                                                      11. On a Plain
                                                                                                   12. Something in The Way                                                                                                                    13. Endless, Nameless                                                                                      
                                                                                                                                                


Succede che la musica ci accompagni tutta la vita ripresentandosi in modo ciclico, caratterizzando ricordi o esperienze, imprimendo nelle nostre memorie ora asettiche delle remote note di sottofondo. Associamo così, in modo intimo, melodie e vissuto. Capite ora quanto sia estremamente personale la modalità con la quale certi suoni riescano a radicarsi nel nostro profondo facendo vibrare corde diverse per ognuno di noi.

Ecco, la musica dei Nirvana mi ricorda l'odore della ghiaia bagnata, il tetro colore di una foglia verde sul cielo opaco, la sensazione asfissiante del vivere nel posto sbagliato, quella malinconica del non sentirsi in sintonia con la realtà che spesso appare ingorda, ingorda della tua libertà, delle tue aspettative.
Quando quindi la musica si lega ai ricordi, è oltremodo difficile slegarsene, avviluppandosi diventa parte di noi.

Così Nevermind dirama le sue radici nella società degli anni 90' traendone dai malcontenti la linfa per crescere sino a diventare un manifesto generazionale di singolare potenza emotiva. Non si tratta quindi di un capolavoro della tecnica, tutt''altro, bensì della capacità compositiva, artistica, che risente nella quasi totalità della figura di Kurt. Si perché i Nirvana sono Kurt Cobain; chiaro e semplice.

L'apatia tipica dei coetanei di Kurt al tempo, emerge  tra i lamentosi riff di chitarra e il suo malinconico cantato nella canzone-manifesto Smell like Teen Spirit: "And I forget just why I taste/ Oh yeah, I guess it makes me smile/ I found it hard, it was hard to find/ Oh well, whatever, nevermind". Cambio di rotta con la cattivissima In Bloom, dove Novoselic al basso mena come un fabbro, segue poi Come as you  Are sostenuta da un altro riff miliare, pieno e angoscioso. La sferzata di energia con la quale Breed ci investe scema quando cullati dal caldo giro di basso in Lithium veniamo risucchiati in una atmosfera malsana e schizofrenica :"I'm so happy because today I've found my friends ... They're in my head".


La semplicità degli accordi acustici di Polly e il suo piglio mesto vengono schiacciati dalla ritmicità punkeggiante di Territorial Pissing che fa largo a Drain You, dove spiccano l'energico drumming di Dave e il suo coro con Kurt nel refrain. Altra canzone altro giro di basso per Lounge Act, poco considerata erroneamente, merita infatti il modo "tutto d'un fiato" con il quale viene cantato il ritornello, in un botta e risposta continuo tra chitarra e voce. Altra perla Stay Away dove la parte del leone la fa ancora il basso, mentre la voce acidissima e il picchiare sulle pelli creino un muro sonoro considerevole: "Truth covered in security/ I can't let you smother me/ I'd like to but it wouldn't work/ Trading off and taking turn."


Chiudono: On a Plain, Something in the Way e la ghost Track Endless Nameless. Tolta ques't ultima, una brutale miscela strumentale di grida velenose e distorsioni, le prime due contribuiscono a definire la figura di Kurt e il suo malessere dissociativo. Un Pesci che nuota controcorrente alla superficialità umana, alla sua ipocrisia, al suo ferale istinto di sfruttamento (artistico nel suo caso), al suo sommario e lapidario, quando non frivolo, modo di giudicare; portato a fondo da sentimenti di rigetto viscerale, rifiuto, disprezzo e infine compatimento. Di quelli arresi, delusi, svuotati. Continuamente in bilico tra genio e inconsistenza, al punto da perdere quasi il senso della sua esistenza. Il suo scopo. La sua motivazione.
"Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente" consapevolmente hai preteso di bruciarti in fretta, lasciando alle ceneri l'onere del ricordo.


"We can have some more
Nature is a whore
Bruises on the fruit
Tender age in bloom"

Nirvana - In Bloom

mercoledì 19 febbraio 2014

Caparezza - Ricomincio da Capa review

CAPAREZZA                                     TRACKLIST
Ricomincio da capa                           1. Prologo
                                                       2. Mea Culpa
1998 (Autoprodotto)                          3. Tutta flava e famiglia
Alternative Rap                              4. Dannata giornata di pioggia
                                                       5. Telemonezza
Artist                                              6. Mi è impossibile
Michele Salvemini - voce                    7. La tua maledizione
                                                       8. Nel paese dei balordi
                                                       9. Lavvoltoio
                                                       10. Portate altro vino                                                          11. Vivo in inquietudine
                                                          12.  Ti clonerò
                                                                                                              13. Spina nel fianco
                                                                                                              14. Con i calli sulle mani
                                                                                                              15. Amen
                                                                                                              16. Epilogo
                                       


Mikimix con questo casereccissimo demo cambia pelle, slegandosi dal  "fantoccio spacciato impegnato più nel risultato che nella partita" che era ai tempi della sua fallimentare gavetta musicale, per iniziare   la sua metamorfosi verso lo stadio conclusivo di MC tagliente e singolare oggi ben noto con il nome di Caparezza.

Premetto: son cresciuto a pane e Caparezza. Ricordo quando alle elementari ci esaltavamo tra amici sbocconcellando le parole delle canzoni dell'album Verità Supposte nel tragitto casa-scuola scuola-casa; ricordo di quanto mi stesse simpatico quel capellone dai modi tanto esagitati, quasi fosse una scoppiettante confezione di popcorn -colma di invettive ilarità- a cui tanto -allora- non badavo.
Insomma era musicalmente orecchiabile, quello mi bastava.

Detto ciò con Ricomincio da Capa il neo-nato cantante Molfettese inverte drasticamente la rotta disconoscendo il suo passato artistico senza risparmiarsi un colpo, spara su tutti caricando una massiccie dosi di risentimento astioso; canzoni quali Mea Culpa (faccio il mea culpa di una situazione che / mi aveva tolto la gioia di vivere.) oppure L'avvoltoio (bussi ancora una volta all avvoltoio, baratti una speranza col tuo poco orgoglio) denotano questo sentimento bruciante di rinascita punto poi  cardine dell'album.

Telemonnezza, Con i Calli sulle Mani, Nel Paese dei Balordi sono invece le prime avvisaglie compositive di stampo critico/canzonatorio con le quali Caparezza riesce sapientemente a miscelare tra le strofe, fiale al vetriolo e toni  burleschi. Veramente caratteristiche inoltre  anche Dannata giornata di Pioggia e Vivo in Inquietudine, che viaggiano su binari diversi da quelli della critica sociale e pongono il focus su considerazioni introspettive della realtà nella quale viviamo. Mi sento di dare una nota di merito a Mi è impossibile, lode alla musica nascosta però tra le rime baciate di un testo che potrebbe star descrivendo tutto al fuorchè di questa. Veramente meritevole.

Bisogna dare atto a Caparezza per quanto inusuale sia il suo modo di fare "hip hop" della sua prismatica destrezza linguistica e della sua grande cultura. Delineando in generale questo suo primo lavoro si riscontra un potenziale davvero enorme ma una limitatezza -risicata- per quello che concerne la maturità di alcune tracce. Normale quindi per un album autoprodotto d'esordio decisamente apprezzabile nonostante le imperfezioni, levigate egregiamente nei due album seguenti. Insomma una capacità espressivo/compositiva sicuramente originale e una prosa efficacemente -come dire- rispecchiante dei tempi nostri. Forse più vostri, o meno miei.


"Son due ore che cammino sotto il sole
ho un sassolino nello stivale che mi fa male
ma lo lascerò
perchè convivo con i problemi che ho
e lo so, e che il vento non ne ruberà nemmeno un po'
a questa vita che va avanti
inghippo dopo inghippo
sul palco tragicomico
come De Filippo mi destreggio
so che se va male mi può andare andare pure peggio
mi faccio coraggio
e se c'è veleno omaggio, come ostaggio, lo assaggio"


Caparezza - Vivo in Inquietudine





domenica 9 febbraio 2014

Talkin'bout - The Big Lebowski

REGIA: Joel Coen
ANNO: 1998
DURATA: 117 min.
GENERE: Commedia 
TRAMA (con parole mie): Le sonnecchianti e spensierate giornate di Jeffrey Lebowski, detto il "Drugo", passate alla buona tra il bowling con gli amici, qualche spinello e ingenti bevute di White Russian vengono bruscamente scosse dalla irruzione in casa sua di due sicari, in cerca del Sig.Lebowski.
I due si accorgono di essere incappati in un caso di omonimia e lasciano quindi la casa del Drugo, senza prima però pisciarli sul tappeto. Quest'ultimo non digerisce la cosa, quel tappeto "dava proprio un tono all'ambiente"; decide quindi di farsi risarcire dal magnate omonimo andando a cacciarsi in una serie di capicollanti vicende alla quale prendono parte i più grotteschi e schizzati dei personaggi che abitano questa singolare Los Angeles degli anni 90'.


Must. Capolavoro. E potrei fermarmi qui, come forse farebbe il Drugo; senza stare a dilungarmi in un torrente di vocali che sarebbero un dispendio di preziosa energia. Troppa fatica, non trovate? Perché star qui a digitare quando le sequenze del Nostro sono molto più eloquenti. Perché descrivere a parole quello che potreste benissimo vedere con i vostri occhi, perché...beh scusatemi, "sto incominciando a vaneggiare".

Perché ne è valsa la pena, ecco perché. In tutto il film non c'è un dialogo banale, un personaggio di nicchia, un calo qualitativo, tutto si mantiene sulla stessa elevatissima, spassosissima soglia della epicità. Una carovanata senza fine di scene memorabili, da Oscar, colme di ironia e realismo, spinte fino al goliardico e vergenti spesso al morale. Non puoi non innamorarti del Drugo ("Drughetto Drugantibus oppure Drughino se è di quelli che mette il diminutivo ad ogni costo"), della sua filosofia vita Zen, con qui si lascia scorrere le cose addosso, spostandosi appena il passo necessario per evitare di rimanere schiacciato; restando sempre tranquillo.
Oppure non può non piacere Walter (John Goodman), ex veterano del Vietnam, un pazzoide invasato che ha visto "crepare i suoi compagni con la faccia nel fango" e di conseguenza filtra tutta la realtà in relazione ai tempi della guerra, comportandosi da irascibile soldato nostalgico, regalandoci una dopo l'altra perle cinematografiche.

I Coen sono riusciti magistralmente a dare spessore al cast intero, bisogna dare loro merito anche di questo, oltre che della musiche, dei dialoghi, delle inquadrature tutte magistrali. Ci si sganascia dalle risate quando assistiamo all'entrata in scena  di Jesus Quintana (John Turturro); uno dei più alti momenti artistici del film. Poi ancora il "moralmente inossidabile" magnate Lebowski, il servilismo impacciato del suo fidatissimo Brandt, AKA Seymour Hoffman (R.I.P.) la civetteria mignottesca della moglie Bunny. Entrano in gioco in seguito la figlia del Sig.Lebowski, Maude, una pittrice super radicalchic che sa il fatto suo e la mitica banda dei Nichilisti (di cui uno è interpretato da nientedimeno che un sobrissimo Flea), con il quale avrà il suo bel daffare Drugo.

Ma non solo, si potrebbe scrivere libri interi per ogni situazione o personaggio, talmente ogni attimo è carico, sentito, elaborato studiato per trasmettere ora un messaggio, far ridere, far pensare. Già perchè per me questo è Il Grande Lebowski, una grossa favola, è raccontato come una favola, inizia e finisce come le favole. Resta impresso nella memoria come le favole.
E come tutte le favole ha il suo eroe, Il Drugo.
Che la prende come viene.
Ci insegna  quanto sia necessario, in questo mondo popolato da tanti Nichilisti dalla voce grossa schivare il colpo piuttosto che pararlo. godendoci in tutta tranquillità le cose semplici della vita, facendo quello che più ci sentiamo di fare e di essere. Uno sbandato, il Drugo. Ghiro nella foresta degli Orsi.
Certe volte tu mangi l'orso e altre volte, beh, è l'orso che ti mangia.
Una storia di strike e palle perse nella grande pista da bowling dell'esistenza.



"I may never see you again
'cause I get a peaceful, easy feeling
and I know you won't let me down
'cause I'm already standing on the ground
'cause I'm already standing...
on the ground
oooo, oooo"

The Eagles - Peaceful Easy Feeling

domenica 2 febbraio 2014

Motorhead - Ace of Spades review

MOTÖRHEAD                                      TRACKLIST
Ace of Spades                                     1. Ace of Spades
                                                          2. Love Me Like a Reptile
1980 (Bronze Records)                         3. Shot You in the Back
Hard Rock                                           4. Live to Win
                                                          5. Fast and Loose
                                                      6. (We Are) The RoadCrew Line Up                                             7. Fire Fire
Lemmy Kilmister - basso, voce            8.Jailbait
Eddie Clarke - chitarra                         9. Dance
Phil Taylor - batteria                            10. Bite The Bullet
                                  11. The Chase Is Better Than The Catch
                                                          12. The Hammer
Massici precursori del Metal, diavoli del rock'n'roll e dalla indole punk fino al midollo i Motorhead tirano fuori dai loro sbiaditi e vissuti cappeli da cowboy un vero e proprio candelotto di dinamite sonora pronto a deflagrare nel profondo della vostra testa. Suona micidiale oggi, a trent'anni di distanza, figuriamoci cosa non dovesse essere ascoltarlo ai tempi, "volevamo essere la peggiore e più rumorosa band del mondo", ditemi voi se non hanno centrato il bersaglio dritto negli occhi.

Tutto l'album riecheggia di forti iniezioni western, nello spirito, dalla eloquente copertina passando per le atmosfere fumose e sudate degne del peggior Saloon messicano. Ma occhio qui non si parla di country music quanto del più possibile alcolizzato lascivo sbandato menefreghista e senza freni Hard rock. "Born To Lose, live To Win " questa è la filosofia Motorhead, vivere la propria vita al massimo, senza pensare al dopo, godersi fino alla ultima goccia e fornicare fino a tarda notte. Saltare in sella, mettersi di nuovo on the road e ricominciare da capo più affamati di prima. No remorse.

Cavalchiamo a briglie sciolte con l'opener/masterpiece  Ace of Spades sostenuti dal vento sferzante dei riffs di Clarke, la batteria ossesiva sullo sfondo e Lemmy, con il suo tipico timbro biascicante al Jack Daniels sopra tutti.  Da qui fino alla fine la formula è la stessa, almeno generalmente. La riconosci dopo l'attacco, da molto molto lontano pure. Superando l'energico assolo di Love Me like a Reptile e la potenza brada di Shoot You in the Back arriviamo frastornati alle due tracks/testamento di maggior impatto.

Live To Win e (We are) The Road Crew che esprimono egregiamente il modus vivendi senza compromessi alcuni della quale è pregna tutta l'opera di Lemmy & co. Via così, tra assoli taglienti e drumming piccantissimo sino alla spaccaculi The Hammer, che ci lascia annaspare, con il suo incedere inarrestabile. Ogni volta che ascolto questa perla la mia fantasia galoppa tra roadies dai seni prosperosi, serpenti a sonagli, fumi d'alcool (e non solo) scorribande in Harley e lussuria tremendamente volgare.
Prender di petto i problemi della noiosa vita reale e schiacciarli sotto il più godibile peso dei vizi.
"I vizi si pagano come saprà anche lei" diceva qualcuno, Lemmy i suoi, li ha pestati tutti con la punta del suo stivale. Fin sottoterra.

"Another town another place,
Another girl, another face,
Another truce, another race,
I'm eating junk, feeling bad,
Another night, I'm going mad,
My woman's leaving, I feel sad,
But I just love the life I lead,
Another beer is what I need,
Another gig my ears bleed,
We Are The Road Crew"


(We Are) The Road Crew .